Largo Rezzara, gi i ponteggi:
tornano a splendere i graffiti del Taragni
Anche Fermo Taragni ne sarebbe soddisfatto. C' da giurarci. Lui
che, all'inizio del secolo, trascorse giornate intere a lavorare sulle pareti
di questo bell'edificio di largo Rezzara per decorarlo con quei graffiti che
erano la sua specialit, trovandosi di fronte al palazzo ora, a restauro appena
concluso, non batterebbe ciglio. E il motivo semplice: un intervento di
recupero estremamente rispettoso dell'architettura, ma soprattutto delle ricche
decorazioni, quel gigantesco mosaico di losanghe, fiori e motivi floreali che
sono l'eredit dello stesso Taragni.
A raccoglierla ci hanno pensato il progettista Leonardo Angelini
e l'impresa Pandini, cui la Societ immobiliare Piazza Pontida, proprietaria
del complesso, ha affidato l'intervento, puntando su un'accoppiata vincente nel
campo delle ristrutturazioni: basti ricordare che alla stessa impresa e allo
stesso progettista stato affidato dal Fai il recupero del mulino di Baresi a Roncobello.
Un'accoppiata vincente e decisamente rapida. Perch dall'inizio della
ristrutturazione alla sua conclusione – proprio in questi giorni si
stanno smontando le impalcature, dando gli ultimi ritocchi ai sottarchi –
sono trascorsi solo quattro mesi.
Poco? Considerata la portata dell'intervento s, perch non si
trattato semplicemente di ripulire la facciata dai decennali depositi di smog e
inquinamento, ma, a tratti, i restauratori sono dovuti intervenire per
ricostruire la trama delle decorazioni ormai persa e per la sistemazione -
questa meno delicata, ma ugualmente impegnativa - dell'intera copertura.
Le difficolt sono state di due tipi – sottolinea
l'architetto Angelini –. Prima di tutto, avendo scelto il restauro
conservativo, siamo dovuti intervenire rispettando le cromie e le tecniche
dell'epoca. Una scelta che ci ha impegnato sia nella fase esecutiva che in
quella preparatoria. In secondo luogo, durante la pulitura, abbiamo dovuto fare
i conti con patine di diverso genere e resistenza: invecchiamento, smog, agenti
atmosferici avevano creato mix davvero eterogenei fra loro. Ogni volta si
trattato quindi di individuare il prodotto e la tecnica pi efficace. In certi
casi, solo per dare un'idea degli ostacoli, ci siamo trovati di fronte a patine
pi resistenti degli stessi supporti, rischiando quindi di perdere i graffiti.
L'idea che ha guidato l'intero intervento – aggiunge il
progettista – stata quella dell'equilibrio, senza esagerare nemmeno
nella pulizia. Una scelta che ha comportato un costante monitoraggio dei
lavori, correggendo il tiro ogniqualvolta l'obiettivo finale sembrava sfuggire.
In quest'ottica c' da dire che l'aiuto arrivato un po' da tutti, in primo
luogo dall'impresa con cui l'intesa totale ed estremamente costruttiva, ma
anche dai residenti o dai passanti che, durante ogni sopralluogo, hanno
mostrato molto interesse per i lavori, offrendo anche pareri immediati dai
quali non si pu prescindere: sono loro il primo vero metro di giudizio su un
intervento.
Tutti col naso all'ins, insomma. Anche e soprattutto ora che le
impalcature sono scomparse. L'impressione che l'edificio - particolarmente
noto perch fino al secondo dopoguerra ospit i Grandi Magazzini Italiani
Ercole Tadini della stessa famiglia che all'inizio del secolo aveva
completamente rinnovato il palazzo e da cui discende anche l'attuale propriet
– abbia ritrovato una forma smagliante. Un tesoro di cui Bergamo sembrava
quasi essersi dimenticata. Assieme agli splendidi graffiti del Taragni.
E. Fa.